Editare un romanzo: la cura e la rinascita.

Nell’ultima stagione di articoli abbiamo imparato che scrivere non è un gioco da ragazzi e che la scrittura richiede tempo, idee ed energie. Trovare minuti preziosi da dedicare alle nostre pagine è un rompicapo – qui qualche consiglio utile per coniugare passioni e famiglia – e sconfiggere le proprie paure per veleggiare verso la parola “fine” – ecco tre consigli per voi, aspiranti scrittori! – è una delle battaglie più dure che ci troviamo a dover combattere. Eppure, conclusa la prima stesura, tutto è ancora discutibile e il caso può essere riaperto. Anche quando abbiamo scritto un giallo perfetto.
Con l’editing si cresce.
Così nasce l’editing e con l’editing il testo rinasce. Eh già, perché attraverso riletture, correzioni, modifiche e tagli, il romanzo si fa adulto. La prima stesura è l’infanzia della creatività, quella fase gioiosa in cui scomponiamo e ricomponiamo e l’emozione vibra sui tasti della tastiera, pur agendo – come abbiamo imparato in questo articolo – con consapevolezza. Avete finito di scrivere i capitoli? Avete finalmente trovato un finale adeguato? Bene: siamo soltanto al primo step e tutto quel che abbiamo fatto potrebbe essere smontato, riscritto, tagliato, modificato. E per tre fondamentali ragioni.
1. L’editing serve all’autore quanto al testo.
Non soltanto il romanzo, ma anche l’autore, al termine di un percorso di editing come quelli che teniamo nella mia bottega – per saperne di più visita questa pagina – è un individuo nuovo: più attento, più scaltro, più giudizioso e rispettoso nei confronti del lettore, più capace. Scrivere è una roba seria tanto quanto lo è leggere e soltanto editando il nostro romanzo, ci assumiamo la responsabilità di essere narratori e ci accorgiamo che scrivere, scrivere affinché gli altri ci ascoltino, non è una faccenda da prendere sotto gamba.
2. Nulla è privo di editing.
Pensateci bene: vi recate sul posto di lavoro con i capelli arruffati, in pigiama o senza un filo di trucco? Partecipate alla festa più cool del momento con il primo straccetto che avete in casa e tenete da parte per le pulizie domestiche? Andate a fare una gita in montagna con tacco dodici e minigonna? No, no e no. Vi preparate ad hoc per un evento e in qualche misura, quando fate la piega, mettete un bell’abito e fate una doccia, fate editing, ovvero vi date una bella ripulita per presentarvi in condizioni accettabili. Il punto è questo, cari ragazzi, che niente viene mostrato per quel che è davvero. Non in questo mondo. E, ancor più importante, nessuno è infallibile. Nemmeno lo scrittore.
3. Editando si impara davvero a scrivere.
Ed è una grandiosa verità, una di quelle che abbiamo scoperto qui in bottega e sulla quale abbiamo costruito i nostri tutoring e percorsi di editing. Scrivere e riscrivere, editare se stessi, censurarsi se vogliamo, è assai utile all’auto-definizione del proprio talento e delle proprie capacità: come voglio cambiare il mio stile? In quale direzione voglio andare? Cosa manca a questa descrizione? Questo capitolo è davvero necessario? Si cresce così, correggendosi e sbagliando. Ecco perché nella mia Accademia Carver – se vuoi far parte della mia nutrita classe di allievi, vai qui! – l’errore è ricchezza ed è opportunità: ti garantisce la possibilità di fare un passetto in avanti e raggiungere i tuoi obiettivi.
Insomma, scrivere è grandioso, certo, ma editare è per chi fa sul serio e qui in bottega noi facciamo sul serio. Con passione, amore e dedizione. E da qui, ripartiamo per dare il benvenuto, nel prossimo articolo di settembre, al genio e alla penna di Massimo Cassani.