Qual è il tuo approccio alla creatività?
Lepri o tartarughe?
Nella creatività vince chi si dà da fare. Si può essere assai lenti, e scrivere con fatica una pagina al giorno, oppure lesti, e riuscire a buttare giù un intero capitolo in poche ore. Cosa cambia? Qual è la differenza? Ma soprattutto è davvero così, o si tratta di due facce della stessa medaglia?
Ciascuno ha il proprio modo di far le cose. Di cucinare l’uovo, ad esempio. O tenere in ordine la libreria. Nell’uno e nell’altro caso, nessuno può dirti che la tua scelta è da considerarsi erronea, né, per buttarla su teorie semplicistiche, che si tratti di gusti. Che vuoi che sia, a uno piace alla coque e a un altro strapazzato. Certo, ma a volte non è soltanto una questione di palato: è anche una questione di praticità, di abitudini, di stile di vita, perfino di digeribilità. Scegliere una cottura anziché un’altra fa parte, per aggiungere un ulteriore dettaglio, del nostro processo decisionale. Lo stesso dicasi per la libreria. Ognuno ha le sue manie, senza dubbio, ma a queste si sommano, di nuovo, gesti concreti, come il ritrovamento pratico, tra decine di volumi, di quel manuale di cui eravamo in cerca disperatamente. Il nostro modo di fare le cose è quindi quello che ci sta più comodo, che finisce per coincidere con quello che ci piace di più. Il nostro approccio alla creatività non esula da un tale contesto, da un processo decisionale in cui entrano in campo numerosi fattori, e tre in particolar modo.
3 Fattori.
La creatività, come abbiamo spiegato qui , va governata e una volta aperto il rubinetto sappiamo di poter attingervi ogniqualvolta ne abbiamo necessità o desiderio. Siamo noi quindi a stabilire l’intensità del flusso. Il che significa a sua volta che possiamo aprire a tutta forza i rubinetti o lasciare che corra un pingue rivolo, se non addirittura distillare le gocce. Quale forza creatrice dobbiamo dunque mettere in campo? Dipende da ciò che stiamo scrivendo. A volte serve un fiume in piena, soprattutto se spingiamo sul pedale emotivo, a volte una cascata, se adoperiamo la descrizione, a volte occorre centellinare per far agire i nostri personaggi in maniera logica e coerente.
Non solo. Lungo la via della nostra decisione, abbiamo bisogno di scarpe comode. Certo, metafora abusata, ma pensate davvero di poter correre per chilometri con un tacco dodici? Parliamoci chiaro: dovete essere consapevoli della vostra personalità creativa. Se non siete tipi da un capitolo al giorno, non buttate via pagine: è probabile che siano da riscrivere, o siano da buttare via. Accettate di buon grado la vostra velocità. Ogni storia merita di essere narrata con i tempi giusti e ogni autore ha il diritto di sentirsi a proprio agio nei propri tempi.
In più. Non tutte le giornate sono creative. Per niente. Alcune sono difficili da digerire e il nostro flusso creativo potrebbe essere a secco. Capita. Capita anche che in alcuni momenti della giornata sia più tumultuoso o che alcune abitudini lo rivitalizzino. Ne siamo però consapevoli? Forse no. Passeggiare ad esempio aiuta a riflettere, altro che dormire. O una telefonata a un amico, o rassettare, o cucinare. Insomma, investigate e interrogate la vostra personalità creativa. Scoprirete molto di voi che vi era ignoto.
Dunque…
Dunque, anche per la creatività dobbiamo conoscere le nostre abitudini, le nostre capacità, dosarla al punto giusto a seconda dell’utilizzo che ne facciamo e starci comodi. Tutto ciò, che fa inconsapevolmente parte del nostro processo decisionale, ha a che fare con la nostra personalità creativa. E ci rende lepri o tartarughe. In tutti e due i casi, profondi conoscitori del nostro Io creativo.
2 risposte
Tutto vero! Ho sperimentato sia l’essere tartaruga, ma una di quelle davvero lente, che l’essere lepre. Bisogna accettare e accogliere la propria personale creatività.
Questo riconoscimento è davvero fondamentale per amare e appunto accogliere – hai usato la parola corretta – il proprio Sé Creativo.